Internazionale anarcosindacalista e sindacalista rivoluzionaria

Pubblichiamo questa breve intervista realizzata a Franco “Colby” Bertoli e a Massimiliano Ilari – rispettivamente segretario e responsabile relazioni internazionali dell’Unione Sindacale Italiana – alla fine del Congresso Internazionale di Parma del 11/13 Maggio, che ha visto la nascita della CIT-IWC, Internazionale anarcosindacalista e sindacalista rivoluzionaria. Il congresso, di cui avevamo già scritto nel numero scorso, è stato partecipato da un centinaio tra delegati ed osservatori da Europa, America Latina e America Settentrionale. Abbiamo chiesto a Colby e a Massimiliano di riassumerci quale è stato il percorso che ha portato a questo risultato, partendo dalla rottura nell’AIT consumatasi pochi anni fa, e delle valutazioni a caldo sul congresso stesso.

Come è partito il percorso di questa nuova internazionale e come si è arrivato a questo congresso?

Massimiliano: questo congresso parte come percorso tre anni fa, quando dopo un ennesimo congresso dell’AIT in cui noi, come delegati USI insieme alle delegazioni della CNT e della Fau, abbiamo raccolto un malumore che portavamo avanti da tempo nonché una profonda insoddisfazione verso la vecchia AIT. Per noi era divenuta un’internazionale poco attenta ai bisogni reali dei lavoratori, un organismo prettamente burocratico i cui congressi non erano più momenti di confronto ma processi verso le sezioni che non si allineavano alle linee guida dettate da un piccolo gruppo di sindacati.

Nell’AIT vi era la regola che ogni sezione esprimeva un voto, regola che aveva tutta la sua logica quando l’AIT era composta da sindacati che avevano una dimensione di massa, ma che ha perso di senso negli anni. Sopratutto a partire dagli anni novanta, quando sono entrate delle sezioni molto piccole, con poche decine di iscritti, che non sono sindacati ma gruppi politici – per cui paradossalmente un sindacato composto da una decina di iscritti aveva un peso decisionale pari a quello di un sindacato con migliaia di iscritti. Questa era una stortura e, visto che il clima era diventato quello di una continua purga staliniana, come USI abbiamo preso atto che era inutile continuare a stare in un’Internazionale di questo tipo.

Per noi l’anarcosindacalismo è reale se è presente nelle lotte e non se fa la gara delle espulsioni. Abbiamo perciò ritenuto di uscire dall’AIT insieme alla CNT, la FAU e la FORA ed abbiamo iniziato una serie di incontri, a Milano, a Francoforte e a Baracaldo (Spagna), dove abbiamo organizzato questo congresso. Questo percorso di confronto aveva come scopo la creazione di una nuova internazionale, risultato che abbiamo raggiunto qua a Parma.

Che sindacati hanno partecipato a questo congresso?

Massimiliano: Sono presenti: USI, CNT, FAU, ESE (Grecia), IP (Polonia), IWW-NARA (IWW Nord America) e FORA (Argentina, quest’ultima con un documento per problemi logistici di spostamento). Inoltre vi è una grande quantità di sindacati intervenuti come osservatori: FAB e Ligua Anarchista (Brasile), dei militanti dell’IWW UK-Irlanda, un gruppo della CNT-Vignole, Rocinante (Grecia), VASA (Austria), Vrje Bond (Olanda), ARS (Bulgaria)…

Quali sono stati i temi di cui si sono discusse e a quali conclusioni si è pervenuti?

Colby: Il dato positivo di questa nuova internazionale è che la volontà di partecipare dei gruppi fondativi è stata dimostrata dalle decisioni congressuali. La volontà comune era di mettere in piedi una vera internazionale anarcosindacalista e sindacalista rivoluzionaria che, nella pratica, metta subito in azione le proposte che già ogni sindacato a livello nazionale aveva deciso. Questa è una cosa che nella vecchia AIT era diventata impossibile. Il risultato finale è stato stupefacente, nel senso che ognuno ha limato le proprie posizioni pur di trovare un accordo comune: questo è il risultato dell’avere investito tre anni in un percorso sicuramente difficile, su cui non era facile scommettere.

I sindacati, e qua siamo realmente di fronte a dei sindacati e non a dei piccoli gruppi di affinità, sono già operativi per mettere in pratica un percorso comune e condiviso a livello internazionale. Questo è un risultato che ha premiato tre anni di lavoro: una piattaforma comune basata sul mutuo appoggio, l’internazionalismo, l’antiparlamentarismo e l’antimilitarismo, la solidarietà ai detenuti, la questione di genere. Sono emerse una serie di proposte che già noi tutti attuiamo nei nostri paesi che ora però assume una prospettiva, una forma e un’organizzazione comune, collettiva e internazionale. Questo ci permetterà di essere un’Internazionale convincente per molti altri sindacati che si muovono sullo stesso nostro piano e per i lavoratori nel mondo.

Rilanciare, quindi il piano internazionale delle lotte per smontare i nazionalismi e creare una libera unione tra i lavoratori di tutto il mondo…

Colby: Questo era già in atto prima di questa nuova internazionale, alcuni sindacati qua presenti già erano in contatto e collaboravano. Abbiamo formalizzato questa unione che coinvolge sindacati per cercare di dare una solidità alla lotta anarcosindacalista e sindacalista rivoluzionaria nel mondo.

Lorcon

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